Opere pittoriche: ritratti, interni, nature

Elisabetta Vignato studio

Elisabetta Vignato leggermente potrebbe non sapere di avere dipinto una casa in mezzo all’apocalisse.

Nel colore non mette le forme, tranne quelle decise e formate dal colore: se disegnava o disegnerà, lo sapremo tra qualche migliaio di anni.

Credo che abbia la pennellata rischiosa dell’empatia dolcissima e storta. Se la puoi toccare, questa tela, poi tientela vicino, sfiorale il tessuto, mescolati il più possibile alla liquidità che potresti trovare anche in un’estate incollata con delle tinte amalgamate nella loro umida incoerenza di adolescenti.

Parecchie volte abbiamo parlato con e attraverso caratteri quadrati di storie silenziose; e lei, difficilmente può finire un giorno trascorrendo quel tempo che non incanti per l’assenza della costruzione e della previsione; e per quanto possa un viso respirare nella corteccia e declinare il culto ereditato da qualcuna delle vecchie capitali europee della stanza, in cui sorveglia la struttura del suo forte rosso paradossale.

Da lei, che strano! sentivi arrivare come dai sensi un pensiero e dei colpi attorno ai fiori… e ci si proteggeva insieme ai profumi dal malore che potrebbe sempre venire dagli olii lasciati senza fiato.

Oppure stavamo seduti nel porto dove le navi si gonfiavano, giganteschi pellicani! E l’acqua era certo scossa, ma non frantumava il guizzo di quella bella coppia di pointer che sembrava proprio fermarsi là per citare l’inverosimile.

Presentare così Elisabetta Vignato, invitando negli occhi la neve di febbraio, con la Natura eterna che finirà. Comincia a nevicare…smette. Marzo.

L’artista adesso vive in questa Natura nella quale forse non sa di avere messo un’altra casa, dei figli… Però se i figli fossero i picchi rossi che rimbombano di mattina nel boschetto quando mangiano, avvertono, preparano? In fila indiana, i ragazzi escono dalla casetta ed entrano nell’albero e la famigliola dei pittori si è spostata a vivere nell’antico tronco dove già abitava, prima che tutti nascessero e cominciassero ad essere il sentimento perfetto del fiume di quell’altro quadro, illuminato da un deflusso di passione dal cervello alla… vescica? … e se allora c’è, questa membrana in cui sono convenute le idee, raggiungendo gli strumenti per smuovere la materia e quindi trasformarla in trasparenza… così si è sciolta completamente in questa biografia di cui testimoniano lo sguardo, e un suggerimento appena meno taciturno.

Cosa dovevo dire di Elisabetta Vignato?… È da tanto tempo che non la conosco e vorrei continuare a non conoscerla!

Roberto Segala Negrini